Il Tirreno
Comune di Sorano

19 Gennaio 2014

Sovana.
La pazienza ha un limite. Ma a volte per risolvere i problemi occorre avere una pazienza infinita. Ne sa qualcosa il sindaco di Sorano Pierandrea Vanni che l’altro giorno ha dovuto firmare un’ordinanza con la quale concede al suo interlocutore (lo Stato) ulteriori 90 giorni di tempo per mettere in sicurezza la rocca medioevale di Sovana, monumento gioiello che perde pezzi con gravi rischi per l’incolumità pubblica.
La vicenda è nota. Alla fine della scorsa estate fu rilevato un serissimo pericolo di crolli dalla fortezza. Il sindaco fece chiudere un tratto di strada sottostante e si attivò subito per imporre al proprietario della rocca i lavori a tutela della sicurezza collettiva.

Il proprietario è il Demanio statale, ovverosia lo Stato. Senonché lo Stato – di questi tempi particolarmente poco solerte quando si tratta di cacciare soldi – non esitò a mostrare il suo volto più kafkiano, scaricando con abile colpo di tacco la titolarità dell’oggetto (divenuto ingombrante) da un barile all’altro. Insomma, il Demanio disse che la rocca, pur di sua proprietà, è in “uso governativo” al ministero dei beni culturali (leggi soprintendenza) in virtù di una sorta di concessione temporanea rilasciata nel 1976 e poi mai “disdetta”; e dunque l’intervento sarebbe spettato al Mibac. La soprintendenza, da parte sua, rovesciò la questione e rilanciò la palla sul Demanio. E via così.

Stufo del tira e molla, Vanni a novembre 2013 firma un’ordinanza (indirizzata a entrambi i soggetti) che impone interventi urgenti entro 30 giorni. Risultato? La soprintendente Emanuela Carpani convoca una riunione nella quale (presente il sindaco di Sorano) lo scaricabarile tra le due “mani” dello Stato continua. Alla fine, consapevole del problema, la stessa soprintendente si impegna con Vanni: la questione del chi dovrà pagare se la vedranno tra loro Demanio e Mibac, nel frattempo la soprintendenza interverrà comunque. Purché il sindaco conceda un po’ di tempo in più per predisporre tutti gli adempimenti tecnici necessari.

Ed eccoci qui: dopo aver ricevuto una richiesta formale e “motivata” dalla soprintendenza, l’altro giorno il sindaco ha concesso la proroga di 90 giorni. «Ma sia chiaro, dopo questa basta», assicura Vanni. «Se i lavori non partono entro marzo segnaleremo la cosa al Prefetto, che a sua volta diffiderà entrambe le parti in causa. E se ancora non agiranno, emetterò un’ordinanza in danno: i lavori li farà il Comune e poi rimetterà le spese allo Stato».
La pazienza di Vanni, insomma, non è infinita, ma il suo limito è stato spostato un pochino più in là. «In ogni caso – chiosa amaro – spero proprio che intervengano. I sindaci per me sono un pezzettino dello Stato, e pensare che un sindaco debba mettere in mora lo Stato proprio non mi va».


Emilio Guariglia